sabato 7 febbraio 2009

LA NUOVA FRONTIERA DELL'INFORMAZIONE: IL GIORNALISMO PARTECIPATIVO

Mi pare stiano prendendo piede, se pur con qualche difficoltà e diffidenza, nuove forme di comunicazione e informazione che contraddistinguerebbero in modo netto il giornalismo "informatico" dalle vecchie forme cartacee ancora in uso. Le perplessità, penso per altro dovute, da parte dei numerosi lettori che tutti i giorni si avvicendano sulla rete a cercare le notizie e le novità che spesso vengono negate dalle maggiori testate italiane, sono date dai motivi più svariati. Sicuramente uno dei principali è la mole di offerta che internet, senza filtro alcuno, riesce ad assicurare al lettore, il quale si trova spesso a dover pesare in maniera discrezionale tutti i vettori informativi che gli giungono, senza avere inoltre un'adeguata conoscenza sull'origine e sull'attendibilità dei fatti. Nonostante ciò, pare che la nuova frontiera del giornalismo cosiddetto "partecipativo" stia coinvolgendo un numero sempre maggiore di collaboratori e di seguaci, attratti forse dalla ventata di innovazione che questa porta in un paese in cui ogni forma di rinnovamento viene stigmatizzata. Tra le cose che affascinano di più di questo nuovo modo di vivere il giornalismo vi è sicuramente l'idea della partecipazione dal basso, capace di infrangere tutti gli schemi tradizionali ed entro cui l'influenza partitica, oramai presente ovunque, non riesca a penetrare, assicurando così la ricerca di nuove soluzioni ai problemi, oltre che l'imparzialità delle stesse. Ciò che, dal mio punto di vista, dev'essere chiaro agli interlocutori a cui ogni reporter improvvisato aspira rivolgersi, è in primis la motivazione che porta un comune cittadino ad esporsi in prima persona rendendo esplicite le proprie idee sul web, il quale, non ricevendo alcun compenso pecuniaro da un Direttore o da un Partito, sarà da un lato decisamente spinto a mobilitarsi per il proprio bene e per il bene dei propri concittadini, dall'altro non sarà incentivato ad allontararsi dalle verità spesso scomode per volere dei "padroni". É anche vero, inoltre, che il giornalismo partecipativo e libero, attraverso le sue milioni di informazioni giornaliere e spesso contrastanti tra di loro, attraverso gli innumerevoli "commenti" subito leggibili e rilasciabili agli articoli, attraverso la neutralità e le obiezioni costruttive di chi partecipa, porta decisamente ad un controbilanciamento delle opinioni discordanti e quindi a raggiungere, soprattutto negli argomenti particolarmente controversi, un minimo comune denominatore che si presume il più vicino possibile alla realtà. É un pò lo stesso obiettivo che si propone Wikipedia, l'enciclopedia online e senza fine di lucro, che attraverso i volontari (spesso anche esperti) che convergono nella sua realizzazione e grazie al loro confronto, riesce a dare un quadro chiaro e completo su ogni soggetto che tratta, assicurando al contempo una maggiore imparzialità rispetto alle enciclopedie o ai manuali cartacei di tipo univoco. La barriera che incontra questa nuova forma democratica credo sia radicata in parte nel DNA culturale italiano e di quelle generazioni che, ancora salde ai vertici di ogni aspetto sociale ed istituzionale del paese, intimano verso le potenzialità dei giovani e di chi si oppone, con uno sguardo al futuro, ad ogni forma di gerontocrazia in puro stile italiano.

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