giovedì 17 settembre 2009

CRIMINE DEL CLIMA

Sono 25 gli attivisti di Greenpeace che hanno organizzato un blitz, in Canada, contro la devastazione del territorio durante le estrazioni di petrolio, considerate un crimine ambientale, condotte della multinazionale Shell nelle sabbie bituminose. Provenienti dallo stesso Canada, ma anche da Stati Uniti e Francia, gli attivisti hanno bloccato per 18 ore l'estrazione, srotolando striscioni di protesta con scritto in caratteri cubitali «sabbie bituminose: crimine del clima», ed incatenandosi alle enormi macchine addibite allo scavo. In particolare, l'attività ha conseguenze drammatiche sulle foreste boreali canadesi, che vengono disboscate e deturpate, ed inoltre richiede l'utilizzo di quattro barili d'acqua per ogni barile di petrolio estratto, un processo decisamente più inquinante rispetto ai tradizionali pozzi (emissioni di anidride carbonica triple rispetto allo sfruttamento dei giacimenti convenzionali), poiché le acque in uscita dagli stabilimenti risultano essere altamente tossiche a causa del metano ed altri combustibili. "L'azione iniziata ieri ha colpito la multinazionale Shell ma altre grandi aziende come la BP, Syncrude, ExxonMobil, Total e Statoil Hydro stanno conducendo operazioni estrattive nello stato dell'Alberta" scrive la stessa Greenpeace, la quale "chiede al primo Ministro Canadese, Harper, al presidente Obama e a tutti i leader del clima di smettere di acquistare le sabbie bituminose". Si ritiene infatti che il Canada possieda, ad oggi, 179 miliardi di barili di petrolio (solo l’Arabia Saudita ne ha di più), per la maggior parte di sabbie bituminose, non di giacimenti convenzionali. Col rincaro del greggio, inoltre, lo sfruttamento comincia ad essere conveniente ed appetibile per i petrolieri, ma ha gravissime ricadute su uno degli ultimi polmoni della Terra, capaci di mitigare ancora gli effetti del riscaldamento globale, e su tutto l'ecosistema. "Se i nostri governanti vogliono dare una chance al nostro pianeta devono immediatamente abbandonare la folle idea delle sabbie bituminose e investire sulle fonti di energia rinnovabili e sulla protezione delle ultime foreste del mondo", dice Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia.

Ed a Rosebud, un villaggio ad est di Calgary, l'acqua brucia. É la storia di una signora canadese, di Treehugger, la quale dopo aver notato che l’acqua sembrava frizzante e il cane rifiutava di berla, si è accorta che la superficie dell’acqua poteva incendiarsi. Le foto parlano da sole.

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