giovedì 17 settembre 2009

PER COSA?

Mi limito ad inoltrare una mail che mi è giunta dal gruppo territoriale Emergency di Serrenti, la quale a sua volta riporta le parole di Enrico Piovesana, di PeaceReporter:

Per cosa sono morti?
Per difendere la pace, la libertà, la democrazia in Afghanistan e la sicurezza internazionale come dicono i nostri politici?
Era partito per fare la guerra, per dare il suo aiuto alla sua terra. Gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle. (...) Ora che è morto la patria si gloria d'un altro eroe alla memoria. Ma lei che lo amava, aspettava il ritorno d'un soldato vivo. D'un eroe morto che ne farà se accanto, nel letto, le è rimasta la gloria d'una medaglia alla memoria. (Fabrizio De André, La ballata dell'eroe)
L'Italia piange i suoi soldati morti a Kabul in un attentato della guerriglia talebana.
Peacereporter dedica loro, e alle loro famiglie, questi versi di Fabrizio De Andrè.
Per cosa sono morti?
Per difendere la pace, la libertà, la democrazia in Afghanistan e la sicurezza internazionale come dicono i nostri politici? No.
Non per la pace, perché i nostri soldati in Afghanistan stanno facendo la guerra.
Non per la libertà, perché i nostri soldati stanno occupando quel paese.
Non per la democrazia, perché i nostri soldati proteggono un governo-fantoccio che non ha nulla di democratico.
Non per la sicurezza internazionale, perché i nostri soldati stanno combattendo contro gli afgani, non contro il terrorismo islamico internazionale: a questo, semmai, stanno fornendo un pretesto per odiare e attaccare l'Occidente e anche il nostro paese.
E allora per cosa sono morti?
La risposta l'ha data il generale Fabio Mini, ex comandante del contingente Nato in Kosovo, intervenendo la scorsa settimana a un dibattito sull'Afghanistan tenutosi a Firenze e organizzato da Peacereporter:
"Ufficialmente lo scopo fondamentale, il center of gravity, della missione non è la ricostruzione, o la pacificazione né la democrazia: è la salvaguardia della coesione della Nato in un momento di crisi della stessa. Questo è lo scopo dichiarato, scritto nei documenti ufficiali della missione Isaf. La Nato è in Afghanistan esclusivamente per dimostrare che è coesa: lo scopo è essere insieme. Ecco perché gli Stati Uniti chiedono soldati in più: ma pensate davvero che manchino loro le forze per far da soli? Credete davvero che i nostri soldati o i lituani siano importanti? No! L'importante è che nessuno si sottragga a un impegno Nato. Ecco perché vengono chiesti continuamente uomini agli alleati".
"Agli infami, vigliacchi aggressori che hanno colpito ancora nella maniera più subdola diciamo con convinzione che non ci fermeremo", avverte il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
"Non ci fermeremo", conclude La Russa in tono bellicoso. Altri soldati italiani dovranno quindi sacrificare le loro vite e stroncare quelle di altri afgani, combattenti e non.
Secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, bisogna "conquistare il cuore degli afgani per fare terra bruciata di ogni complicità e omertà verso i terroristi". Ma finché l'occupazione e la guerra continueranno, con le stragi di civili, i rastrellamenti, la distruzione dei villaggi, la terra bruciata si allargherà attorno ai nostri soldati e la guerriglia afgana diventerà sempre più popolare. La rabbia e il dolore di chi, a causa delle truppe occidentali, perde un familiare, la casa, una parte del corpo o semplicemente la libertà e la dignità, non fanno che portare acqua al mulino del "nemico". Un nemico che, infatti, più la guerra va avanti, più si rafforza e guadagna consensi.

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