domenica 2 settembre 2012

ROMFOBIA: COSTRUZIONE DI UN NEMICO PUBBLICO di Norma Baldino


In Italia, per la prima volta, la “questione zingara” diventa problema di rilievo nazionale con la campagna elettorale del 2008, con prese di posizione nel programma ufficiale di una delle formazioni politiche in lizza. Tra gli obiettivi presentati agli elettori dal Popolo della Libertà compare infatti il “contrasto all'insediamento abusivo di nomadi e l'allontanamento di tutti coloro che risultano privi di mezzi di sostentamento e di regolare residenza”(1). Il programma si è rivelato vincente(2): è stata una strategia posta in atto per rispondere all'allarme sociale suscitato dalla presenza dei rom e da determinate vicende che li hanno visti coinvolti. A dimostrarlo sono i risultati di una ricerca di Eurobarometro, svolta tra febbraio e marzo 2008, dalla quale risulta che gli italiani, in Europa, sono quelli che, insieme ai cechi, riserbano ai rom l'odio più acuto. Su una media europea del 24% di intervistati avversi a questa minoranza, gli italiani arrivano al 49%; inoltre, se il 36% degli europei dichiara di non avere alcun problema ad avere come vicino di casa un rom, per gli italiani questa percentuale crolla al 14%(3).  A riprova di quanto emerge dalla ricerca di Eurobarometro, un altro sondaggio, condotto dall'Ispo(4) di Renato Mannheimer a maggio 2008, conferma che su 1.000 italiani intervistati, l'81% dichiara che i rom sono poco o per nulla simpatici. A loro favore si schiera solo il 6%, mentre il 13% preferisce restare senza opinione.

Di certo gran parte della responsabilità del senso di paura avvertito dagli italiani è dovuta alla visibilità mediatica che la presenza rom ha assunto nei mesi precedenti alle elezioni, con un culmine nel periodo immediatamente successivo all'assassinio di Giovanna Reggiani commesso da un giovane rom romeno. In questo periodo articoli della stampa, siti internet, servizi televisivi, pubbliche dichiarazioni di persone più o meno famose, incrementavano il pregiudizio contro i rom. Si è passati così da un caso gravissimo – l'uccisione di Giovanna Reggiani – all'indicazione di responsabilità collettive. L'assassinio è quasi passato in secondo piano, e l'attenzione è stata tutta rivolta a documentare una sorta di incompatibilità tra “noi” e “loro”, insistendo sulla percentuale di reati commessi da persone provenienti dalla Romania e da appartenenti all'etnia rom. Rom e Romeni sono frequentemente citati nei titoli di articoli di quotidiani e di telegiornali come categorie di persone di cui diffidare; sopratutto nei telegiornali la rappresentazione della loro presenza in Italia è spesso legata al tema della sicurezza dei cittadini italiani e alle politiche di regolazione dei flussi messe in atto dal governo per contrastare  fenomeni emergenti di criminalità a loro connessi(5).

Il governo, infatti, che si apprestava a varare il tanto annunciato “Pacchetto Sicurezza”, aveva deciso di estrarne alcuni provvedimenti da rendere immediatamente operativi attraverso il decreto-legge n.181/2007, in vigore dal 2 novembre 2007. L'obiettivo era facilitare l'espulsione di cittadini comunitari ritenuti dalle autorità una minaccia per la pubblica sicurezza e per la sicurezza dello Stato. In altri termini, il decreto è stato presentato dai rappresentanti del governo come una risposta necessaria al crescente allarme sociale causato dall'arrivo in Italia di un cospicuo numero di migranti romeni e dalla comparsa di insediamenti di fortuna abitati sopratutto da romeni di etnia rom in tutte le maggiori città italiane.

La tragica morte di Giovanna Reggiani ha dunque fatto esplodere le tensioni che si andavano cumulando e ha messo in evidenza il tema della sicurezza. Il tema della sicurezza si va a configurare come un fondamentale terreno di confronto e scontro nella campagna elettorale in corso: molte delle posizioni espresse dai politici dei vari schieramenti nei giorni caldi di novembre possono essere lette come parte di una battaglia di posizione per la conquista di questo terreno. Per Veltroni, il decreto n.181/2007 è stato “la prima iniziativa politica del Partito Democratico che ha rotto la classica dicotomia tra sicurezza di destra e solidarietà di sinistra”(6). Anche la sinistra radicale ha provato a dare una risposta alla questione sicurezza:  mentre il senatore di Rifondazione Comunista Caprili invitava urgentemente la sinistra a “ritrovare una connessione sentimentale con il proprio popolo”, ricordando che “i campi nomadi non sono nei quartieri bene ma nelle periferie”, l'allora presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti affermava che “per la sinistra non è sufficiente essere tollerante”(7). Sull’altro versante della scena politica, Gianfranco Fini si faceva portavoce del fronte anti-immigrati attraverso dichiarazioni che hanno suscitato sconcerto tra le associazioni anti-razziste. In un’intervista al Corriere della Sera, Fini definiva i rom come una comunità non integrabile nella nostra società, persone che considerano “pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fanno scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all’accattonaggio”(8). Dichiarazioni che non hanno alcun fondamento empirico. Per la Lega Nord il dibattito sul decreto 181 era una nuova occasione per ribadire la propria cornice interpretativa dell’emergenza relativa all’intera questione immigrazione. Umberto Bossi sulle pagine de La Padania dichiara: “Adesso tutti parlano di rom e di romeni, tutta l’attenzione è puntata lì. E si dimenticano che ci sono tutti gli altri immigrati, con tutti i problemi connessi. Non sono solo i rom a creare problemi in questo Paese”(9).   

Il clima si faceva incandescente. Per cogliere l’atmosfera che si respirava nel novembre del 2007, può essere utile ricordare le parole pronunciate in conferenza stampa dal prefetto di Roma a seguito dell’emanazione del decreto n.181: “Firmerò subito i primi decreti di espulsione. La linea dura è necessaria perché di fronte a delle bestie non si può che rispondere con la massima severità”(10). Nel frattempo si registravano aggressioni e minacce ai danni di rom e romeni. Il 2 novembre si registrava un grave episodio di xenofobia compiuto da circa dieci persone ai danni di un gruppo di romeni nella periferia di Roma giustificato come “spedizione punitiva”(11) all'indomani dell'assassinio della Reggiani. Il 5 novembre veniva fatto esplodere un rudimentale ordigno contro un negozio di romeni a Monterotondo, alle porte della Capitale, con scritto sulla saracinesca “Ve bucamo la testa”(12). Non solo. Una preoccupante conseguenza di questo clima è stata l’apertura di spazi di legittimazione per quei gruppi e movimenti di estrema destra che da tempo fanno della lotta contro gli zingari il loro cavallo di battaglia. Forza Nuova, ad esempio, approfittava della campagna d'allarme sociale in seguito all'omicidio Reggiani per tappezzare la capitale di manifesti contro i rom e comunicava – attraverso il suo sito – che il tempo è scaduto e che "da oggi in poi tutti gli italiani sono moralmente autorizzati all’uso di metodi che vanno oltre le semplici proteste per difendere i compatrioti"(13).

Al 18 dicembre 2007, il decreto aveva prodotto 408 espulsioni, di cui 262 per motivi di pubblica sicurezza, 124 per “motivi imperativi di pubblica sicurezza” e 22 per cessazione dei requisiti di soggiorno. Dieci giorni dopo, il 27 dicembre, a poche ore dalla decadenza del decreto, il computo era salito a 510 espulsioni, di cui 181 per motivi imperativi(14).

Dalle informazioni raccolte in alcune città italiane (Roma, Milano, Napoli e Bologna) attraverso associazioni, prefetture e giornali, sembrerebbe che i cittadini romeni, soprattutto di etnia rom, siano il gruppo più colpito. Oggi, a distanza di quattro anni dal primo vero esempio di Romfobia italiano, anche a livello locale la situazione non cambia. Può essere un esempio la vicenda dei Rom del Comune di Cagliari esplosa due mesi fa. A seguito di pesanti pressioni sulla pericolosità di rom, di campagne mediatiche anti rom, la domanda di sicurezza dei cittadini cagliaritani ha trovato risposta in una campagna di inclusione sociale un po' confusionaria proposta dalla Giunta Zedda. La questione dibattuta nasce il 2 luglio, quando il campo nomadi sulla statale 554, ospitante circa 150 persone, è stato sgomberato perché considerato “assolutamente incompatibile con la presenza di esseri umani“ per l'assenza di igiene. Avvolto nelle lamentele dei cittadini, che protestano a causa di una forte percezione di insicurezza, il sindaco Zedda cerca una soluzione alla sistemazione delle famiglie nei Comuni dell'hinterland, per evitare affitti troppo cari di cui il Comune di Cagliari non può farsi carico. L'arrivo dei Rom a San Sperate viene colorato da una rivolta dei cittadini a cui il sindaco pone termine durante una seduta del Consiglio Comunale dichiarando che la sua comunità “non è razzista”. Si arriva all'11 agosto, quando l'Unione Sarda divulga la notizia dell'affitto ad alcune famiglie rom di una villa con piscina e idromassaggio, pagato interamente dal Comune. La storia finisce con la smentita della notizia, il reclamo di disinformazione da parte dei cittadini, una denuncia da parte dell'Associazione nazionale Rom all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar-Roma) a causa di una "campagna di odio razziale anti-rom a Cagliari, e l'abbandono dei Rom della famosa villa di lusso dopo una serie di minacce ricevute.

Questa vicenda conferma quanto già si era verificato nel 2008: conferma cioè una cultura di fondo che si basa sul sospetto e sul controllo di persone descritte come potenzialmente pericolose e devianti.

Bibliografia:
(1)Simoni Alessandro, Sicurezza, legalità e lo spettro degli 'zingari', in Reset, 107, 2008, pag 5-6.
(2)Il Popolo della libertà è stata la formazione politica uscita vincitrice dalle elezioni.
(3)La ricerca di Eurobarometro è disponibile al sito http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_296_sum_en.pdf
(4)Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (www.ispo.it)
(5)Ivi.
(6)Sigona N, L'ultimo nemico pubblico, disponibile su www.OsservAzione.org
(7)Sigona N, L'ultimo nemico pubblico, disponibile su www.OsservAzione.org
(8)Corriere della Sera, intervista a Gianfranco Fini, 4 novembre 2007.
(9)La Padania, 4 novembre 2007.
(10)Sigona N, L'ultimo nemico pubblico, disponibile su www.OsservAzione.org
(11)La Repubblica, 2 novembre 2007.
(12)La Repubblica, 5 novembre 2007.
(13)http://forzanuovaroma.blogspot.com
(14)Sigona N, L'ultimo nemico pubblico, disponibile su www.OsservAzione.org

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