venerdì 11 settembre 2009

IL CEROTTO DI GIANFRANCO FINI

Non sembra placarsi lo scontro Berlusconi-Fini, proprio mentre da Gubbio il Presidente della Camera affonda ancora sulle recenti dichiarazioni interne al partito che lo coinvolgono, descrivendolo prima come un "folle", poi come un "compagno travestito", ed ancora di essere un "aspirante Capo dello Stato". Fini è tornato, durante il suo intervento alla scuola di formazione del PdL, su diversi punti: dal rapporto con la Lega, con la quale bisogna <discutere, avanzare proposte, mediare>; nonché sull'aspetto "democratico" interno al Popolo delle Libertà, un severo monito al Capo del Governo, il quale è accusato di non spingere verso un'uscita dall'immobilismo, dopo quasi sei mesi dalla fondazione del partito. Qualche parola anche sulle stragi di mafia dei primi anni '90, su cui grava la responsabilità di fugare ogni sospetto riguardo la volontà di contrastare l'azione dei giudici che, anche dopo 14-15 anni, devono riaprire le indagini ove ci fossero elementi nuovi. <Mai dare l'impressione di non avere a cuore la legalità e la verità - conclude Fini - soprattutto se non si ha nulla da temere, come è per Forza Italia e certamente per Berlusconi>. Il Presidente del Consiglio risponde da La Maddalena (Olbia), durante il vertice italo-spagnolo con il Premier Zapatero, in cui si limita a gettare acqua sul fuoco riguardo le imbarazzanti indiscrezioni su "escort e prostituzione", di cui parla tutta Europa, etichettandole come semplici "calunnie e menzogne". Berlusconi, infine, cerca di sedare ogni dubbio circa il rapporto con la Chiesa, il quale viene descritto come "eccellente" e "quotidiano", sicuramente diverso da quello che invece intercorre con La Repubblica, accusata di essere faziosa e, per questo, di essere condannata al fallimento.

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