mercoledì 27 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARCENE

In occasione del giorno della memoria, riporto l'ultimo post di Vittorio Arrigoni:

"Sicuramente, verrà il giorno in cui i Paesi della regione saranno testimoni della distruzione del regime sionista", ha dichiarato oggi la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei.

Perfettamente d’accordo con le sue parole, e come me lo sono certamente molti israeliani ed ebrei antisionisti, potrebbe essere il contrario?

Il Sionismo è un movimento abominevole, razzista e coloniale, e come tutte le realtà coloniali e di apartheid deve essere interesse di tutti che venga spazzato via.

Rimpiazzarlo senza spargimenti di sangue con uno stato democratico, laico, secolare, magari sui confini della Palestina storica e che inglobi palestinesi e israeliani sotto eguale diritto di cittadinanza senza discriminazioni etniche e religiose, è un augurio che mi sento di auspicare diventi presto realtà.

Ai giornalisti prezzolati e ai nostri politicanti asserviti ai macellai israeliani,

vorrei far notare quello che è lapallisiano nella dichiarazione di Ali Khamenei: non una sentenza di morte a Israele, ma una condanna al sionismo.

Ed essere contro Israele sionista non significa certo essere contro gli ebrei, ospiti graditi a Teheran.

Identificare tutti gli ebrei del mondo con Israele sionista e ancora peggio con la tragedia della shoah significa fare il gioco di quello che Norman Filkenstein ha brillantemente battezzato l'industria dell'olocausto.

Al nostro caro capo di stato, il sionista Napolitano, vorrei ricordare che essere antisionisti non significa affatto essere antisraeliani, semmai significa volere il bene per gli israeliani, e contemporaneamente lottare per i diritti umani.

Proprio come i tanti che si unirono ai neri sudafricani in opposizione al colonialismo e all’Apartheid, non erano certo contro la totalità dei bianchi.

Restiamo Umani

Vik

approfondimento:

La cattiva traduzione diventata senso comune è una pozione di veleno propagandistico che ci viene fatta bere ogni giorno. Di Pino Cabras.

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