sabato 11 giugno 2011

STOP OPG SARDEGNA: INTERVENTO AL FORUM SULLA SALUTE MENTALE

E' difficile spiegare alla gente cosa sono gli ospedali psichiatrici giudiziari. E' più facile dire che cosa non sono. Perché non sono ne ospedali, ne luoghi di cura. Sono luoghi di morte, privazione e sofferenza in cui le persone vengono imprigionate sulla base di una obsoleta concezione della malattia mentale. Sono manicomi. In molti si sono chiesti come mai quando con la 180 furono aboliti i manicomi non fu possibile abolire anche gli Opg. L'abolizione allora non fu possibile perché l'Opg era sotto il controllo del Ministero di Grazia e Giustizia. Ma nonostante la 180 non intervenne, ci fu comunque l'avvio di un modo diverso di guardare all'altro con disturbo mentale, non solo negli operatori della psichiatria, ma anche negli operatori della giustizia. In particolare in quelle realtà territoriali che avevano avviato processi di deistituzionalizzazione. Si cominciò a intervenire con i giudici o presso i giudici perché le persone che avevano commesso un reato e portatori di un disturbo mentale rimanessero nel proprio territorio per essere curati, e non venissero imprigionati negli Opg, anche per reati banali. (come uno schiaffo, o insulto a pubblico ufficiale). Ma il problema c'è. Rimane, ed è anche gravissimo.

La legislazione del codice di procedura penale che mantiene in piedi l'Opg ha degli articoli che risalgono al codice fascista “Rocco” del 1930. Articoli che sono in profondo contrasto con ciò che ha portato Franco Basaglia e il movimento per la riforma a vincere la battaglia per la 180 nel 1978. Oggi, finalmente, gli Opg stanno diventando uno scandalo di proporzioni visibili ed enormi. Grazie sopratutto al lavoro svolto dal Senatore Marino con la commissione parlamentare per l'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. E grazie anche a delle importanti trasmissioni televisive d'inchiesta. Nessuno può più dire di non sapere. L'orrore è sotto gli occhi di tutti. E anche se i circuiti mediatici tendono a privilegiare l'ormai popolare giallo di Avetrana, piuttosto che la crisi del mercato del cetriolo, l'orrore rimane. L'orrore di un bollettino triste che nel 2011 registra 4 morti in poco più di 4 mesi. L'ultima vittima il 9 Maggio, nell'Opg di Aversa. Il silenzio è lo scandalo più grande che fa da cornice a queste morti, che non sono delle semplici fatalità straordinarie. Esiste (purtroppo) un rapporto direttamente proporzionale tra la salute mentale e il sistema dell'esecuzione penale e della giustizia. Perché il carcere oggi rappresenta un invenzione del medioevo e spetta all'uomo moderno individuare il superamento. Come per gli Opg. E per questo che si chiede di applicare la legge, di rispettare le sentenze della corte costituzionale del 2003 e del 2004 che privilegiano la cura e le misure alternative rispetto alla custodia e alla segregazione.

Ed è questo il motivo, il rifiuto dell'esclusione e della segregazione, per cui il comitato “Stop Opg” chiede di rispettare i diritti umani e chiudere tutti i 6 Opg italiani. Come ribadito dalla Commissione Marino, le persone vengono sequestrate in quello che molti hanno definito come un “ergastolo bianco”. Una pena senza fine, peraltro in aumento. Duecento esseri umani in più dal 2007 al 2011. Siamo passati da 1272 a 1419 internati. Ma la vergogna più grande che va svelata e denunciata è l'incapacità di prendersi cura di questi cittadini da parte dei dipartimenti di salute mentale. Quello che fa più indignare sono proprio certi DSM che permettono alle persone sofferenti mentali di stare li. Ci sono regioni che non hanno nessun cittadino internato, e altre regioni, come la Sardegna, che ne hanno 43.

Non si tratta solamente di rivendicare la chiusura degli Opg. Il comitato chiede delle garanzie. Garanzie sul reinserimento e il sostegno ai prigionieri liberati e al loro percorso di recupero. Perché non è vero che la Sardegna non è pronta ad accogliere i propri cittadini internati. Basterebbe provvedere in tempi rapidi all'attivazione di progetti di accoglienza individuali monitorati da una conferenza Stato-Regioni, che obblighi tutte le regioni a farsi carico dei cittadini internati, e punisca le regioni inadempienti. Sarebbe necessario intervenire anche su quei giudici tutelari che continuano a dichiarare questi cittadini socialmente pericolosi solo perché nessuno se ne vuole far carico. La regione Sardegna avrebbe dovuto accogliere gli ex internati entro i primi mesi di quest'anno, ma come tutte le cose affrontate da questa giunta regionale legati ai diritti delle persone, questo problema è finito sotto il tappeto. Basti ricordare che non si è nemmeno provveduto al rispetto del decreto ministeriale del presidente del consiglio del 1 Aprile del 2008, che prevedeva il passaggio della sanità penitenziaria al SSN e alle Asl. E l'idea di concentrare i sofferenti mentali nel carcere di Tempio Pausania è mostruosa. Non può essere accettata.

Le persone nella loro temporanea o cronica fragilità mentale, conservano sempre pieni diritti e piena dignità. E chiunque non se ne accorga, chiunque si sia arreso, chiunque pensi che questo sia l'unico mondo possibile e immodificabile, come scriveva Franco Basaglia, è complice di questo apartheid mentale. Perché sta accettando di vivere in un mondo disumano.

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