sabato 19 novembre 2011

89' BERLUSCONI PER MONTI di Mattia Argiolas


In questa settimana la politica italiana sta vivendo un momento molto particolare e delicato che è quella che potrebbe essere, solo il tempo ci darà risposte concrete, la rottura con la persona di Silvio Berlusconi il quale ha, con i suoi meccanismi politici, caratterizzato lo scenario post mani pulite. In questo cambiamento di maree, però, emerge dal fondo una triste patologia del rapporto elettori-politica, che proprio come le sostanze adagiate nelle sabbie dei mari ne rendono torbide le sue acque nei giorni di mare agitato. Parlo di quello che dovrebbe stare sempre in primo piano, i programmi.

L’incarico al neo senatore a vita Monti ha messo in luce una particolare situazione, non del tutto nuova, in cui versa il paese. La sua nomina ha creato tanto nervosismo proprio tra le file di coloro che hanno sempre sostenuto Berlusconi per il fatto che il pres. Monti darà, con molta probabilità, particolari attenzioni alle banche e al sistema economico che le circonda. Questo ci porta a una domanda: ma non era proprio Berlusconi che decise di “scendere in campo” con l’intenzione di portare il liberismo nel nostro paese e dargli un’economia capitalista più forte?

In questi giorni si vede come tutto l’impianto che sostiene la politica italiana sia molto debole e i voti viaggino quasi per forza d’inerzia. Ormai l’operazione di voto è fatta senza badare al programma che quel partito vuole portare avanti, ma soltanto perché si è sempre votato quel partito. Questo porta alle situazioni paradossali appunto in cui un diverso governo, che porta avanti un programma in sostanza simile a quello del governo precedente, quindi alimentato dagli stessi scopi, venga in realtà osteggiato in prima linea dai sostenitori di quest'ultimo perché sentitisi traditi (termine molto in voga ultimamente), proprio per i fini che vuol raggiungere.

Ultimamente vediamo come gli elettori del PdL, per dimostrare l’importanza di Berlusconi per il paese, difendano un presidente capitalista, col fatto che il presidente appena nominato è un presidente capitalista; quindi non ha a cuore i nostri problemi. Inoltre in questo modo si vuole anche attribuire sia alle opposizioni sia a chi ha da sempre osteggiato gli strumenti di Berlusconi la responsabilità e il consenso a questa nomina.

Ora, non a caso un punto fermo nel metodo di Berlusconi era la presentazione di una campagna elettorale come una partita di calcio, dove chi tifa contro una squadra, automaticamente dovrebbe tifare, simpatizzare o comunque preferire tra quelle due la squadra avversaria. Allora per parlare in termini calcistici, che a quanto pare hanno maggior presa, ciò che è accaduto la scorsa settimana è stata semplicemente la sostituzione di un giocatore: è uscito Berlusconi ed è entrato Monti il quale ha ricevuto la fascia da capitano. E’ cambiato un nome ma tutto ciò che sta alla base è identico.

Questo lo si noterebbe subito se le elezioni in Itala fossero una cosa leggermente più seria e impegnata in cui oltre all’ascolto di tante parole, oltre alla preoccupazione di avere un presidente simpatico e giocherellone si buttasse un occhio anche a quello che poi in concreto proporrà di fare una volta eletto.

A proposito di programmi, in tutto questo tumulto chi sparisce totalmente è la Sinistra parlamentare, che contrariamente a ciò che identifica la Sinistra difende col pugno il governo del capitalismo, Monti. Una Sinistra che non sembra affrontare questa nomina in modo chiaro, almeno esprimendo la loro posizione sul tipo di azione che s’intravede all’orizzonte e mettendo dei paletti chiari e precisi per il brevissimo tempo sino alle elezioni.

Insomma in questa settimana possiamo ben vedere come da una parte ci si trovi, forse, nel post Berlusconi ma certamente non nel post berlusconismo, dall’altra si nota come tutto il sistema che ha portato il paese al baratro non è sparito. Se sabato avete festeggiato con lo spumante le dimissioni di Berlusconi, avete fatto bene, l’importante è non credere di aver raggiunto il traguardo finale. Quello che accadrà tra breve è che, nella convinzione generale del totale cambiamento che (non) c’è stato, quando tra un po’ di tempo si raccoglieranno i frutti, saremmo costretti a sentir dir che era meglio il sistema vecchio, mentre i frutti amari dovranno esser prova della necessità quel cambiamento radicale non ancora ancora avvenuto.

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