mercoledì 28 dicembre 2011

EUROPA, ALZATI! di Cheikh Tidiane Gaye

La questione dell’identità preoccupa molto il vecchio continente. Ricordo le grandi trasformazioni vissute dall’Europa. È il continente conosciuto come la terra dei grandi conflitti e delle divisioni, delle grandi scoperte e soprattutto delle straordinarie unioni nella politica, nel commercio e nell’identità. Dal Rinascimento all’Illuminismo, il vecchio continente si è cementato nel tempo, ma la sua identità, a mio parere, non deve avere un significato monolitico. L’appartenenza alla cultura giudeo-cristiana può essere un parametro rilevante ma insufficiente perché il vero europeo dev’essere oggi colui che sa condividere ogni altra cultura da qualsiasi parte essa provenga, rispettarla ed accettarla. L’Europa ha un grande merito: unire economicamente tanti paesi e nello stesso momento una grande sfida, propagare i valori e raggiungere le identità nazionali, regionali, in ogni angolo in cui vivono i suoi figli e anche oltre i suoi confini.

La condivisione dei valori, il rispetto delle minoranze, l’uguaglianza tra i cittadini, le pari opportunità tra i sessi, il ripudio di ogni forma di esclusione: ecco vari punti fondamentali che fanno dell’Europa un continente dei diritti. Soffermiamoci però sull’ultimo punto perché dev’essere approfondito per non scivolare in una semplice retorica. In realtà la presenza di cittadini non europei è stata un tema molto diffuso e utilizzato dai partiti di destra ed estrema destra per raccogliere consensi. Ricordo che tale sistema propagandistico fu usato di frequente fin dai tempi coloniali e durante la tratta degli esseri umani per ottenere il dominio sui popoli considerati indigeni. Il vecchio continente ha avuto sempre un atteggiamento di monopolio nell’assegnare il primato della cultura. Questa mentalità non può reggere in un mondo, dove le culture sono ormai mescolate fino ad unificarsi. La mondializzazione è una forma per sua essenza molto universalista e universalizzante ma la sua utilizzazione ha fatto nascere tutte le distorsioni economiche nel mondo. L’occidente in generale ne esce come unico vincente. Se si applicasse come si deve il tema dell’universalità, nessun partito xenofobo e / o partito precursore dei respingimenti massicci e propugnatore della politica “Tolleranza zero” avrebbe raccolto molti consensi. Per citarne alcuni, Le Pen in Francia, Pim Fortuyn in Olanda assassinato nel 2002, BosJimmie Akesson in Svezia, Gabor Vonna in Ungheria, Haider in Austria morto nel 2008, Bossi in Italia, personaggi diventati importanti grazie al sostegno di chi non sposa l’apertura delle frontiere ad altre culture ecc …

La presenza di immigrati provenienti dal resto del mondo, non solo ha generato una scossa potente nel mondo politico occidentale e in particolare europeo ma continua anche a scatenare fiumi di discussioni e a creare squilibri sia sociali, sia politici sia culturali. L’Europa insofferente sui temi inerenti l’intercultura, il multiculturalismo e ad altri temi connessi l’immigrazione, trema. Una paura fondata? Pongo la domanda per due motivi: come un paese può colonizzare, esportare ovunque la propria civiltà e intimorirsi di fronte all’invasione culturale? Quando l’Europa avviò i grandi temi della mondializzazione e della globalizzazione, non aveva fatto i conti con gli elevati flussi migratori? Rispondo: la paura è infondata.

L’Europa, nonostante gli sforzi di alcuni dei suoi leader, è ben lontana dall’aver vinto la globalizzazione culturale né ha convinto gli euroscettici ad accettare un’Europa aperta al dialogo delle culture. Il continente antico appartiene ormai a tutti e ne sono certo. Ogni cittadino extracomunitario residente in Europa è obbligato alla condivisione delle realtà culturali del paese ospite e nello stesso tempo ha il diritto di professare la sua credenza, di parlare la sua lingua e di conservare le sue usanze. Oggi porre il tema di conflitto di civiltà sembra anacronistico; parlare di rimpatri non elogia il vecchio continente; focalizzarsi solo sull’economia impoverisce il tema della mondializzazione. L’occidente, non riuscendo a convivere in terra propria con altre civiltà, segna un’auto gol umiliante poiché la sua storia colonizzatrice e imperialistica non gli può consentire di rinchiudersi e di mettere sotto accusa gli invasori.

Quando si parla di esclusione, ci si riferisce anche all’omofobia. In alcuni paesi, il problema è meno arduo e in altri la questione crea molto confusione. Pensando all’Europa dei diritti, non c’è nessun dubbio che ci siano tante cose da fare. L’Europa si rialzi perché aspettiamo da lei il vero e reale continente dei Diritti e l’eliminazione della parola esclusione dal gergo politico, sociale e culturale.

L’Europa si rialzi e lavori seriamente alla costruzione di una vera europeizzazione culturale, di un’identità culturale solida. Ecco il vero tema ed è questo che si doveva affrontare prima di pensare all’unificazione monetaria che oggi continua a creare molti dubbi. Occorre un nuovo Rinascimento culturale.

[Questo articolo, tratto dal sito El-Ghibli.org, è stato pubblicato con il consenso del suo autore, Cheikh Tidiane Gaye]

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