mercoledì 22 febbraio 2012

ITALIA E POLITICA DEI RESPINGIMENTI: IL 23 FEBBRAIO ALLA CORTE EUROPEA DI STRASBURGO IL CASO HINSI

Era il 25 Maggio del 2009 quando alcune dichiarazioni dell'ex Ministro dell'interno, Roberto Maroni, richiamavano l'attenzione delle principali agenzie di stampa, sia italiane, sia straniere e tra di esse anche la mia. In quell'occasione, il rappresentante leghista accoglieva e definiva come un grande successo il funzionamento della parte relativa alla sicurezza del trattato di "amicizia e cooperazione" tra l'Italia berlusconiana e la Libia di Gheddafi, cosi dichiarando: "Abbiamo ottenuto grandi risultati. Dal 7 maggio non e' più arrivato alcun barcone. E' il risultato che volevamo ottenere. Sono molto soddisfatto"[1].
 
Il trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia, fu realizzato con l'intento di risarcire il Paese nord-africano degli anni dell'occupazione coloniale italiana (1911-1943). E' stato firmato nell'agosto del 2008 a Bengasi e ratificato dall'Italia il 6 Febbraio 2009 e dalla Libia 2 Marzo 2009. Insieme all'aspetto relativo alla sicurezza, che si traduce in un sostanziale ruolo di "tappo" da parte delle autorità libiche nel bloccare la partenza delle navi dei migranti verso le coste italiane,  il Trattato si compone anche di una parte economica, in cui l'Italia si  impegna nel destinare circa 5 miliardi di dollari statunitensi alle casse del governo libico, a un tasso annuo di circa 200 milioni per 25 anni, per la realizzazione di varie opere infrastrutturali da commissionare a imprese italiane.

Sebbene il funzionamento di tale accordo, ha permesso al governo italiano d'allora di considerare la riduzione degli arrivi dei migranti nelle coste italiane come un importante successo politico nel contrasto all'immigrazione clandestina, l'UNHCR[2] insieme alle più importanti organizzazioni non governative[3] per la protezione dei diritti umani e parte della stampa specializzata in materia[4], hanno denunciato sin da subito come la politica italiana di contrasto all'immigrazione clandestina si basava su pesanti violazioni dei diritti umani.

Ed è proprio su tali violazioni dei diritti umani che, il prossimo giovedì 23 Febbraio 2012, la Grande camera della Corte europea per i diritti dell'uomo si riunirà per esaminare il ricorso di un gruppo di 24 individui (Somali ed Eritrei) denominato Hirsi & Others vs. Italy che hanno "provato" gli effetti del Trattato di amicizia e cooperazione sulla loro pelle.
L'episodio in esame è avvenuto il 6 maggio 2009. Gli individui che si presentano alla Corte di Strasburgo, facevano parte di un più ampio gruppo di 200 persone che lasciarono le coste libiche a bordo di tre imbarcazioni, con l'obiettivo di raggiungere le coste italiane. Quando le imbarcazioni si trovarono a 35 miglia a sud dell'isola di Lampedusa,  furono intercettate dalle navi italiane della Guardia di finanza e Guardia costiera (sebbene l'area di intervento fosse di competenza maltese). Gli individui a bordo delle imbarcazioni furono presi e  caricati a bordo delle navi militari italiane e trasferiti a Tripoli. I richiedenti affermarono che durante il viaggio le autorità italiane non  identificarono le persone a bordo e ne le informarono sulla loro destinazione. Una volta raggiunto il porto di Tripoli, i migranti furono consegnati alle autorità libiche.

Durante una conferenza stampa tenuta il 7 maggio del 2009, sempre il ministro dell'interno Maroni affermo che l'operazione d'intercettazione dell'imbarcazioni in alto mare e l'accompagnamento dei migranti a Tripoli, è stata svolta in pieno rispetto dell'accordo bilaterale concluso tra la Libia e l'Italia, entrato in vigore il 4 febbraio del 2009[5]. Ma nelle sue dichiarazioni, Maroni non ponderava come l'azione della Guardia di finanza e della Guardia costiera italiana fosse avvenuta in violazione di importanti principi di diritto internazionale e di rispetto dei diritti umani.

In particolare, la Carta Europea per i diritti umani proibisce le espulsioni collettive, i 200 individui fermati sarebbero dovuti essere assistiti e si sarebbero dovute valutare le specifiche esigenze di ognuno. Ad esempio, se tra di essi vi erano individui in cerca di asilo.
Inoltre, l'azione italiana viola il principio consuetudinario di diritto internazionale umanitario di "non refoulement". Secondo tale principio, è fatto divieto agli Stati di espellere o respingere i rifugiati e i richiedenti asilo verso luoghi in cui la vita o la libertà ne sarebbero minacciati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o per la loro opinione politica. Rischio, questo, molto diffuso nella "alleata" Libia di Gheddafi[6].

La Corte di Strasburgo sarà chiamata a giudicare l'Italia su tali violazioni. La sentenza di giovedì potrebbe rappresentare un importante passo in avanti per la tutela dei diritti dei migranti. In primo luogo, permetterebbe ai 24 individui di ottenere giustizia. Ma, ben più importanti potrebbero essere le ripercussioni sul piano politico.
Dal 2009 ad oggi, come sappiamo, sono avvenuti diversi cambiamenti nei due Paesi. In questo contesto, l' esisto della sentenza potrebbe rappresentare ulteriore e pressante richiamo per l'attuale governo sulla necessità di procedere verso una soluzione di discontinuità rispetto all'operato del precedente governo  Berlusconi in tema di accordi con paesi terzi per quanto riguarda l'immigrazione. Indicando così la necessità di tenere in debita considerazione il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nella formulazione di tali accordi.

Dalla formazione della nuova Libia ad oggi, i contatti tra i due Paesi si sono limitati a un memorandum d'intesa (Tripoli Declaration) che, sebbene stabilisce una "road map" di dialogo tra i governi, ancora non dice niente di concreto sull'effettiva volontà dei due Paesi nei confronti del Trattato di amicizia e cooperazione[7].


[1]http://www.stranieriinitalia.it/adn_kronosimmigrati_maroni_grandi_risultati_da_politica_respingimenti_8128.html .
[2] UNHCR Briefing Note, UNHCR interviews asylum seekers pushed back to Libya, July 14, 2009, http://www.unhcr.org/4a5c638b6.html .
[3]Amnesty International, Amnesty International Report 2011, Londra, 2011; Human Right Watch, Pushed Back, Pushed Around, Italy’s Forced Return of Boat Migrants and Asylum Seekers, Libya’s Mistreatment of Migrants and Asylum Seekers, New York, 2009.
[4] Del Grande, Il mare di mezzo al tempo dei respingimenti, Infinito Edizioni, 2010; Gatti, Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini, BUR, 2008; Liberti, A sud di Lampedusa, cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti, Minimun Fax, 2008.
[5] http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-6/barconi-a-tripoli/barconi-a-tripoli.html .
[6]A questo proposito il documentario di Sagre, Come un uomo sulla terra, Asinitias, contiene importanti testimonianze sul trattamento riservato ai migranti nel territorio libico.
[7]La Dichiarazione di Tripoli tra Monti e El-Keib, del 21 Gennaio 2012 è disponibile su http://www.governo.it/backoffice/allegati/66256-7318.pdf

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