Chi
era Lino Businco? Di certo un sardo illustre se la Grande Enciclopedia della
Sardegna, (vol II pag 150) gli dedica
una voce e ci racconta:
Businco, Lino Medico
(n. Montecreto 1908). Laureato in Medicina a Cagliari nel 1934, conseguı` la
libera docenza in Allergologia a Roma; studiò alcuni aspetti dell’antropologia
della Sardegna e nel secondo dopoguerra fu
ingiustamente accusato di razzismo. [neretto mio] Uomo di cultura poliedrica, fu anche autore di musica leggera. Tra i
suoi scritti: Gli antenati di Mameli, ‘‘L’Unione sarda’’, 1931; Ritrovamento di
due ossari nuragici a Sardara e a Mogoro, ‘‘Atti della Società fra i cultori
delle scienze mediche e naturali’’, 1932; Sardi nuragici e sardi odierni, ‘‘Le
Colonne’’, 1933; I primi abitatori della Sardegna. Una pretesa razza di giganti
costruttori dei nuraghi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939; Le antiche popolazioni
d’Italia. I protosardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939.
Bisognerebbe
aggiornare la voce, oppure l’edizione dell’Enciclopedia consultabile in rete su
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=708
perché Lino Businco è morto nel 1997.
Spiace
che a un sardo «ingiustamente accusato di
razzismo» vengano dedicate così poche righe, un insignificante trafiletto:
non avrebbe meritato di meglio un «perseguitato» come lui? L’enciclopedia non
ce lo dice e ci restituisce invece una biografia serenamente orientata alla
cultura, sebbene vagamente ironica, con quegli studi su «alcuni aspetti dell’antropologia della Sardegna» cui fa da
contraltare l’essere «autore di musica
leggera». Uno scienziato, insomma, vissuto in anni difficili in cui una
feroce dittatura spingeva al conformismo per la sopravvivenza e c’era da
scegliere tra l’adattarsi e il perire, ma anche così versatile da non ignorare
altri aspetti dello spirito umano come le canzonette, forse valvola di sfogo
per altri aneliti di libertà necessariamente sopiti. Farebbe quasi pensare a
Richard Feynman e alla sua passione per il bongo, se non ci fosse l’amara
considerazione che Feynman, beato lui, non fu mai «ingiustamente accusato » di razzismo!
Cos’avrà
mai combinato una specchiata personalità scientifica per vedersi fatta oggetto
di un’accusa così infamante come quella di «razzista»?
Forse perché parlò di una «pretesa razza
di giganti costruttori di nuraghi» pubblicandone incautamente sull’Unione
Sarda, sebbene negandone l’esistenza?
No:
per la verità…
…
firmò, assieme ad altre nove personalità dell’epoca, Il Manifesto sulla Purezza della Razza,
pubblicato il 14 luglio 1938;
…
dal 1938 fu vice direttore dell’Ufficio studi sulla razza del Ministero della
Cultura popolare;
…
nel dicembre dello stesso anno divenne membro del Comitato segreto
italo-germanico per le questioni razziali, che annoverava intellettuali del calibro di Hess e Himmler. In tale allegra
compagnia Businco ebbe modo di apprezzare l’insegnamento impartito nella scuola delle politiche razziali di
Babelsberg e il campo di concentramento di Sachsenhausen di cui, immaginiamo, ammirò
l’organizzazione teutonica; infine incontrò anche Hitler, che lo insignì della
Croce rossa tedesca di seconda classe;
…fino
al 1942 scrisse su La difesa della Razza,
del cui comitato di redazione aveva fatto parte fino al 1941.
Una
carriera esemplare se, nel 1962, nel secondo dopoguerra, venne insignito di
un’alta onorificenza divenendo «Commendatore dell’ordine al merito della
Repubblica».
«[…]
per quale motivo è stata conferita la
commenda al merito della repubblica italiana al professor Lino Businco, il quale
firmò il famigerato «manifesto della razza» del luglio 1938, fu vice-direttore
dell’ufficio studi razza del ministero fascista della cultura popolare e fu
pertanto responsabile delle persecuzioni razziste in Italia, che costarono la
vita a migliaia di vittime innocenti[?]». Così quattro parlamentari
interrogano il Presidente del Consiglio dei Ministri il 27 maggio 1964.
Perché
lo richiese il principe e gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta
dopo uno scambio di visite con il Presidente della Repubblica, risponde
serafico l’allora Sottosegretario di Stato Angelo Salizzoni. Il professor Businco
era infatti direttore del centro Studi biologici dell’associazione cavalieri
italiani del S.M.O.M..
Un
vero scandalo, un’obbrobriosa vergogna che nello scarno trafiletto della Grande Enciclopedia della Sardegna,
orgogliosamente messa a disposizione in rete dalla R.A.S., venga ignorata
questa onorificenza conferita al preclaro professore per evidenti alti meriti
maturati in una vita di intensa attività scientifica, culminata, forse, nella
firma apposta al Manifesto sulla Purezza
della Razza.
Mobilitiamoci,
chiediamo ai nostri rappresentati nell’assemblea regionale che interroghino il
Presidente della Regione Autonoma affinché metta fine a questa persecuzione
ideologica nei confronti di un uomo che, con la propria vita, ha dato esempio
ai sardi e può costituire un faro per le giovani generazioni. Vogliamo che la
Grande Enciclopedia della Sardegna renda merito al grande uomo!
Diciamolo
ai Maninchedda che perdono tempo nel Bollettino di Studi Sardi con Il fare le fiche nella Carta de Logu:
c’è da ridare dignità a uno scienziato «ingiustamente accusato di razzismo»,
altro che storie!
«Nessuno li
dimentichi. Nessuno si scordi mai di ciò che impersonarono nella storia del
razzismo italiano Lino Businco,
Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende,
Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari.
Volevano dimostrare
che esistono esseri inferiori. E ci riuscirono, in prima persona. Perché lo
furono.»
(F.
Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati
italiani che firmarono il Manifesto della razza, L’Unità/Baldini Castoldi
Dalai, Roma-Milano 2008.
Link:
Per una bibliografia
esauriente sulla biografia di Lino Businco: Sardegna
Ariana, di Alfonso Stiglitz, 2010
Ringrazio il dr
Alfonso Stiglitz per avermi aperto gli occhi con il suo lavoro e per quello che
fa al Centro di documentazione della
memoria “Cosimo Orrù” di San Vero; ho bassamente saccheggiato il suo
scritto “Sardegna Ariana” sopra citato… e non me ne vergogno neppure un poco.
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