domenica 25 marzo 2012

LINO BUSINCO, IL RAZZISMO DIMENTICATO NELL’ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA di Gabriele Ainis


Chi era Lino Businco? Di certo un sardo illustre se la Grande Enciclopedia della Sardegna, (vol II pag 150) gli dedica una voce e ci racconta:

Businco, Lino Medico (n. Montecreto 1908). Laureato in Medicina a Cagliari nel 1934, conseguı` la libera docenza in Allergologia a Roma; studiò alcuni aspetti dell’antropologia della Sardegna e nel secondo dopoguerra fu ingiustamente accusato di razzismo. [neretto mio] Uomo di cultura poliedrica, fu anche autore di musica leggera. Tra i suoi scritti: Gli antenati di Mameli, ‘‘L’Unione sarda’’, 1931; Ritrovamento di due ossari nuragici a Sardara e a Mogoro, ‘‘Atti della Società fra i cultori delle scienze mediche e naturali’’, 1932; Sardi nuragici e sardi odierni, ‘‘Le Colonne’’, 1933; I primi abitatori della Sardegna. Una pretesa razza di giganti costruttori dei nuraghi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939; Le antiche popolazioni d’Italia. I protosardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939.

Bisognerebbe aggiornare la voce, oppure l’edizione dell’Enciclopedia consultabile in rete su http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=708 perché Lino Businco è morto nel 1997.

Spiace che a un sardo «ingiustamente accusato di razzismo» vengano dedicate così poche righe, un insignificante trafiletto: non avrebbe meritato di meglio un «perseguitato» come lui? L’enciclopedia non ce lo dice e ci restituisce invece una biografia serenamente orientata alla cultura, sebbene vagamente ironica, con quegli studi su «alcuni aspetti dell’antropologia della Sardegna» cui fa da contraltare l’essere «autore di musica leggera». Uno scienziato, insomma, vissuto in anni difficili in cui una feroce dittatura spingeva al conformismo per la sopravvivenza e c’era da scegliere tra l’adattarsi e il perire, ma anche così versatile da non ignorare altri aspetti dello spirito umano come le canzonette, forse valvola di sfogo per altri aneliti di libertà necessariamente sopiti. Farebbe quasi pensare a Richard Feynman e alla sua passione per il bongo, se non ci fosse l’amara considerazione che Feynman, beato lui, non fu mai «ingiustamente accusato » di razzismo!

Cos’avrà mai combinato una specchiata personalità scientifica per vedersi fatta oggetto di un’accusa così infamante come quella di «razzista»? Forse perché parlò di una «pretesa razza di giganti costruttori di nuraghi» pubblicandone incautamente sull’Unione Sarda, sebbene negandone l’esistenza?

No: per la verità…

… firmò, assieme ad altre nove personalità dell’epoca, Il Manifesto sulla Purezza della Razza, pubblicato il 14 luglio 1938;

… dal 1938 fu vice direttore dell’Ufficio studi sulla razza del Ministero della Cultura popolare;

… nel dicembre dello stesso anno divenne membro del Comitato segreto italo-germanico per le questioni razziali, che annoverava intellettuali del calibro di Hess e Himmler. In tale allegra compagnia Businco ebbe modo di apprezzare l’insegnamento impartito nella scuola delle politiche razziali di Babelsberg e il campo di concentramento di Sachsenhausen di cui, immaginiamo, ammirò l’organizzazione teutonica; infine incontrò anche Hitler, che lo insignì della Croce rossa tedesca di seconda classe;

…fino al 1942 scrisse su La difesa della Razza, del cui comitato di redazione aveva fatto parte fino al 1941.
Una carriera esemplare se, nel 1962, nel secondo dopoguerra, venne insignito di un’alta onorificenza divenendo «Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica».

«[…] per quale motivo è stata conferita la commenda al merito della repubblica italiana al professor Lino Businco, il quale firmò il famigerato «manifesto della razza» del luglio 1938, fu vice-direttore dell’ufficio studi razza del ministero fascista della cultura popolare e fu pertanto responsabile delle persecuzioni razziste in Italia, che costarono la vita a migliaia di vittime innocenti[?]». Così quattro parlamentari interrogano il Presidente del Consiglio dei Ministri il 27 maggio 1964.

Perché lo richiese il principe e gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta dopo uno scambio di visite con il Presidente della Repubblica, risponde serafico l’allora Sottosegretario di Stato Angelo Salizzoni. Il professor Businco era infatti direttore del centro Studi biologici dell’associazione cavalieri italiani del S.M.O.M..
Un vero scandalo, un’obbrobriosa vergogna che nello scarno trafiletto della Grande Enciclopedia della Sardegna, orgogliosamente messa a disposizione in rete dalla R.A.S., venga ignorata questa onorificenza conferita al preclaro professore per evidenti alti meriti maturati in una vita di intensa attività scientifica, culminata, forse, nella firma apposta al Manifesto sulla Purezza della Razza.

Mobilitiamoci, chiediamo ai nostri rappresentati nell’assemblea regionale che interroghino il Presidente della Regione Autonoma affinché metta fine a questa persecuzione ideologica nei confronti di un uomo che, con la propria vita, ha dato esempio ai sardi e può costituire un faro per le giovani generazioni. Vogliamo che la Grande Enciclopedia della Sardegna renda merito al grande uomo!

Diciamolo ai Maninchedda che perdono tempo nel Bollettino di Studi Sardi con Il fare le fiche nella Carta de Logu: c’è da ridare dignità a uno scienziato «ingiustamente accusato di razzismo», altro che storie!

«Nessuno li dimentichi. Nessuno si scordi mai di ciò che impersonarono nella storia del razzismo italiano Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari.

Volevano dimostrare che esistono esseri inferiori. E ci riuscirono, in prima persona. Perché lo furono.»
(F. Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il Manifesto della razza, L’Unità/Baldini Castoldi Dalai, Roma-Milano 2008.

Link:
Per una bibliografia esauriente sulla biografia di Lino Businco: Sardegna Ariana, di Alfonso Stiglitz, 2010

Ringrazio il dr Alfonso Stiglitz per avermi aperto gli occhi con il suo lavoro e per quello che fa al Centro di documentazione della memoria “Cosimo Orrù” di San Vero; ho bassamente saccheggiato il suo scritto “Sardegna Ariana” sopra citato… e non me ne vergogno neppure un poco.

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