martedì 5 giugno 2012

I SENZA DIRITTI

Amnesty International ha festeggiato il 28 Maggio 2012 il suo 51esimo compleanno e, come ogni anno in questo giorno, ha provveduto a diffondere il proprio rapporto annuale sulla condizione dei diritti umani nel mondo. Il rapporto annuale 2012 analizza le principali violazioni dei diritti umani registrate in 155 Paesi e territori del mondo[1].


L’Italia è stata visitata dai delegati di Amnesty International nei mesi di marzo, aprile, luglio e novembre del 2011, il rapporto ha denunciato le più importanti violazioni dei diritti umani nel nostro Paese.


Nel 2011, si sono registrati gravi episodi di discriminazione e a farne le spese sono stati soprattutto i gruppi deboli come i rom o singoli individui discriminati sulla base dell’orientamento sessuale, dell’appartenenza etnica e della religione. A questo proposito il rapporto ha denunciato le discussioni tenute in parlamento sulla bozza di legge che vietava  l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici. Se approvato, tale divieto avrebbe un impatto sproporzionato sulle donne che scelgono di indossare un burqua o un niqab come espressione della loro identità o della loro religione. Il rapporto ha altresì evidenziato gravi episodi d’intolleranza nei confronti dei rom, ricordando l’episodio avvenuto a Torino lo scorso dicembre, dove un insediamento è stato bruciato in seguito a una protesta che era stata organizzata in segno di solidarietà nei confronti di una ragazza di 16 anni che aveva accusato due uomini rom di averla stuprata. La ragazza ha successivamente ammesso di aver mentito circa la violenza subita. In generale, i rom continuano a subire una ingiustificata discriminazione nell’ambito della “emergenza nomadi” che ha permesso a cinque regioni di derogare a importanti leggi che tutelano i diritti umani. A questo proposito il Consiglio di Stato ha recentemente dichiarato illegittima l’ “emergenza nomadi”. Nonostante questa presa di posizione da parte del Consiglio di Stato, le amministrazioni comunali di Roma e Milano hanno continuato col effettuare sgomberi forzati di insediamenti rom per tutto l’anno senza adeguata notifica, senza i necessari procedimenti e nella maggioranza dei casi, è stato offerto un riparo temporaneo solo alle donne e ai bambini piccoli. Nel particolare di Milano, destano particolare preoccupazione gli sgomberi forzati  dei vari campi autorizzati per permettere la realizzazione delle opere edilizie previste per l’Expo 2015. Amnesty ha inoltre espresso preoccupazione per la discriminazione giuridica subita della comunità italiana LGBT, denunciando le gravi lacune della nostra legislazione in proposito. Nel nostro paese si è ancora lontani da ottenere effettiva garanzia dei diritti di questo gruppo, testimoniato dall’atteggiamento del parlamento che a luglio ha respinto un disegno di legge sui reati omofobici e transfobici, considerandolo incompatibile con la Costituzione italiana.


Nel 2011 l’Italia è stata chiamata a gestire gli effetti di un forte esodo di individui che fuggivano dai Paesi coinvolti nella c.d. “Primavera araba”, in cerca di protezione umanitaria. Su questo tema abbiamo dedicato un articolo su Kissa Qani relativo al Caso Hirsi v. Italia sottoposto alla Corte Europea per i diritti umani. Amnesty ha denunciato le azioni intraprese dal Governo italiano quali espulsioni di massa, violazioni del principio di non-refoulement e detenzioni illegali. E’ stata espressa profonda preoccupazione per l’applicazione di accordi per il controllo dell’immigrazione, firmati con vari paesi nordafricani come Libia, Tunisia ed Egitto, nei confronti dell’accesso alla protezione internazionale per i richiedenti asilo e il rischio di espulsione sommaria. E’ stata denunciata anche la scarsa pubblicità e diffusione di questi accordi. Sempre in tema contrasto all’immigrazione, sono stati oggetto di attento scrutinio e di critica anche le condizioni dei centri di accoglienza e di detenzione temporanea che, con la presenza di numerosi individui lasciati in stato di indigenza, non si sono rilevati conformi agli standard internazionali. Preoccupante è stato l’atteggiamento del governo italiano in materia di trasparenza delle condizioni all’interno i centri di accoglienza, denunciato da varie organizzazioni internazionali e da vari giornalisti.


Il rapporto continua esprimendo preoccupazione per il ricorso del governo alle leggi antiterrorismo, citando il caso Adel Ben Mabrouk (cittadino tunisino trasferito dal carcere di Guantanamo Bay all’Italia nel 2009 e rimpatriato in Tunisia) e la lentezza degli appelli relativi alla rendition del cittadino egiziano Abu Omar, (rapito da 25 funzionari statunitensi e italiani, trasferito dalla Cia dall’Italia all’Egitto, detenuto in luogo segreto e, secondo l’accusa, torturato) avvenuta nel 2003.


In ultimo, il rapporto analizza la situazione sulla tortura e altri maltrattamenti. Bisogna ricordare come l’argomento desti particolare imbarazzo per il nostro Paese alla luce dei fatti avvenuti durante il G8 di Genova del 2001 per via delle denunce di atti disumani e degradanti, umiliazioni e tortura subiti da alcuni manifestanti durante la perquisizione della scuola Diaz e all’interno della caserma di Bolzaneto. Dal punto di vista legislativo è preoccupante il fatto che il nostro Paese non ha ancora provveduto a ratificare il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, non ha creato un meccanismo nazionale di prevenzione contro la tortura e altri maltrattamenti, a livello di diritto interno. Inoltre, il reato di tortura non è stato ancora inserito all’interno del nostro codice penale. Dal punto di vista giudiziario Amnesty ha denunciato come gli appelli relativi ai fatti di Genova siano ancora pendenti dinanzi alla Corte di cassazione. E’ tuttavia necessario registrare che la Corta si sia pronunciata in merito solo di recente, annullando senza rinvio la condanna a un anno e quattro mesi per l’ex capo della Polizia De Gennaro, aumentando così il sentimento di impunità nei confronti della vicenda.


Il rapporto ha anche citato i casi del fenomeno dei decessi in custodia, come quello del diciottenne Federico Aldrovandi[2] morto nel 2005 dopo essere stato fermato da alcuni agenti di polizia di Ferrara mentre rincasava, il caso di Aldo Bianzino, il caso di Stefano Cucchi e il caso di Giuseppe Uva, soffermandosi sull’andamento delle indagini e dei processi penali in corso.


La fotografia scattata da Amnesty International è sicuramente non esaustiva e ci sarebbe bisogno di più approfondite indagini, rimane l’idea di un Paese in cui ci sia ancora tanto da lavorare, sia dal punto di vista legislativo sia dal punto di vista della tolleranza e del rispetto per la diversità (in tutte le sue forme) da parte della popolazione, verso una completa affermazione e tutela dei diritti umani. Enorme è poi la preoccupazione per i casi  di tortura e maltrattamento perpetuati dagli agenti dalle forze dell’ordine e la lentezza dei processi a essi collegati.




[1] Per chi fosse interessato, è possibile prendere visione del Rapporto collegandosi sul sito italiano di Amnesty International: www.amnesty.it
[2] Su questo caso si consiglia il documentario sociale di F. Vendemmiati, E’ stato morto un ragazzo, Rai Trade, 2010.

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