mercoledì 22 agosto 2012

CRISTIAN FERNANDEZ: NEGLI STATI UNITI, A TREDICI ANNI, RISCHIA IL CARCERE A VITA



Jacksonville, Florida (Stati Uniti). Cristian Fernandez, tredici anni appena compiuti, rischia l’ergastolo per l'omicidio del fratellino di due anni. Una vicenda senza dubbio non nuova, ma venuta alla luce tardi, per poco tempo, e sparita nel momento più delicato perché ancora non si è conclusa.

Già condannato in primo grado dalla Corte di Miami - davanti alla quale è comparso indossando la tuta arancione, le manette e le catene ai piedi come i terroristi senza diritti di Guantanamo - sono in tanti a chiedere che sia giudicato il prossimo 27 febbraio come un minore e non come un adulto e possa quindi essere condannato a un massimo 36 mesi di detenzione.

L’accusa è di aver scagliato il fratellino di due anni contro una libreria procurandogli un'emorragia cerebrale che ne ha causato la morte nel giro di due giorni. La madre, tornando a casa, trovò il bimbo privo di sensi ma per paura attese alcune ore prima di portarlo all'ospedale. In un primo momento ha dichiarato che Cristian non c'entrava con quanto accaduto e che David era caduto mentre giocava in un parco, ma la dinamica è stata smentita dalle prove autoptiche. Ora anche lei è in prigione e rischia 30 anni di carcere. 

Vita non semplice quella di Cristian e la madre, Biannela Susana, anche lei di soli 25 anni (Cristian è stato concepito quando lei ne aveva 12 a seguito di un abuso sessuale), con già quattro figli alle spalle e non tutti dalla stesso uomo. Due anni dopo la sua nascita, Cristian viene trovato abbandonato per la strada, nudo e sporco, così che i servizi sociali rintracciano la mamma e inseriscono entrambi in un programma di assistenza. Non potrebbero avere un supporto diverso, perché l’unica che potrebbe occuparsi di loro è la nonna, mamma di Biannela, ma è una trentaduenne tossicodipendente e quindi non può occuparsi dell’affido. Il vero padre di Cristian, invece, è in carcere proprio per l’abuso sessuale commesso su Biannela. Un altro compagno della madre, Luis Galarraga, commette violenza fisica e sessuale sul piccolo Cristian, tanto che viene indagato e denunciato ma, per scappare all’arresto, si spara un colpo di pistola alla testa davanti ai suoi figli. Un ambiente sociale degradato e violento, quello in cui è cresciuto il tredicenne, che per molti cittadini progressisti americani ne ha condizionato l’esistenza, tanto da farlo diventare “vittima della sua infanzia difficile”.

Una triste realtà che ha alcuni precedenti nella storia giudiziaria degli States: il caso Fernandez è stato paragonato a quello di Lionel Tate, che all'età di 12 anni è stato condannato per omicidio di primo grado in seguito alla morte per percosse di una bambina di 6 anni in Florida; non solo, anche Nathaniel Abraham aveva 11 anni e 9 mesi quando, con un fucile, uccise un diciottenne alla periferia di Detroit. I democratici USA, infatti, sono uno degli unici due Stati al mondo (l’altro è la Somalia) a non aver ratificato la Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia. Stando al Bureau of Justice, a fine 2007, erano 87 mila i minori reclusi nelle prigioni statunitensi e solo dal 2005 la Corte Suprema ha vietato la pena capitale per i giovani che, al momento del reato, non avevano ancora compiuto 18 anni. A ben vedere si scopre, inoltre, che dal 2000 in poi, il sistema di giustizia giovanile ha subìto un ulteriore inasprimento con l’equiparazione, in diversi casi, del trattamento riservato ai minori con quello progettato per gli adulti. In termini generali, anche se non si parla di pena capitale ma di ergastolo, questo è solo uno degli ultimi casi che riapre il dibattito intorno ai casi di razzismo manifesto nelle leggi americane. Un esempio è la Major Crime Act, legge federale ancora in vigore che permette la condanna a morte anche in uno Stato americano che non prevede la pena capitale se l’autore del crimine è nativo-americano. Non solo: la legge Anti-Terrorism and Effective Death Penalty Act, che ha portato i reati punibili con la morte da 2 a circa 60, e la cosidetta “legge del terzo colpo”, per cui al terzo reato commesso si è inevitabilmente condannati all’ergastolo. La Law of Parties (Legge delle Parti), che punisce anche i complici dei criminali, estendendo il concetto di “complice” a chiunque ha a che fare col crimine commesso anche indirettamente o senza saperlo. Gli stessi Stati Uniti, dai dati che emergono dallo stesso Dipartimento di Giustizia, hanno la popolazione carceraria in percentuale più alta al mondo: 1 ogni 138 americani. Più che i tassi di criminalità, negli ultimi anni in calo, forse queste statistiche si spiegano con la lente del business delle sbarre: son parecchie le carceri private quotate in Borsa.

Anche in Europa la situazione non è differente, con il record che va alla Gran Bretagna, dove a dicembre del 2011 risultavano 1.450 i minori in carcere, accusati per la maggior parte di crimini violenti come stupri e omicidi.

In sostegno alla causa si è mossa anche la rete, con un gruppo creato su Facebook (Support Cristian Fernandez), in cui si chiede che il teenager venga giudicato per quello che è. «Persone ragionevoli capirebbero che Cristian Fernandez è solo un povero ragazzino sfortunatissimo, che meriterebbe più che altro affetto e aiuto psicologico, non certo l'ergastolo» scrive Rosanna Amanda Anargie, una delle promotrici della mobilitazione, ed invita a fare delle pressioni sull’accusa Angela B. Corey, repubblicana e protestante, la prima donna procuratrice.

È possibile farlo mandandole un messaggio a:

Ms. Angela B. Corey, State Attorney Duval County
Courthouse Annex, 20 East Bay Street
Jacksonville, Florida, 32202 USA

Questo il testo, in italiano ed inglese:

I beg you to set free, and to entrust to the social services, Cristian Fernandez, who was twelve years old at the time of his brother's tragic death and is now in prison and awaiting to be tried as an adult, considering the duty of any civilized country to help children in trouble.

Traduzione:

La supplico di liberare e di affidare ai servizi sociali Cristian Fernandez, che aveva dodici anni all'epoca della tragica morte del suo fratellino e che ora si trova in carcere in attesa di essere processato come un adulto, considerando il dovere di una nazione civile di aiutare i bambini in difficoltà.

«La storia di Cristian tocca un sacco di persone - ha fatto notare Melissa Higgins, sostenitrice della giustizia minorile in New Hampshire – poiché è chiaramente un bambino che ha avuto un passato difficile e il suo ruolo in ciò che è successo è poco chiaro».

Fonti:

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