giovedì 20 settembre 2012

L'EREDITÀ DI VITTORIO: RESTIAMO UMANI


Alla fine è arrivata. Dopo che l'udienza del 5 settembre era stata rinviata per non meglio specificati "ulteriori studi del caso", lunedì 17 settembre 2012 il Tribunale Militare di Gaza City ha emesso la sentenza del processo per il rapimento e l'uccisione di Vittorio Arrigoni. Il processo, iniziato ufficialmente il settembre dello scorso anno, è giunto a termine. È teoreticamente possibile, ma poco probabile, un ricorso alla Corte Suprema (l'appello vero e proprio nella legislazione dei Territori non esiste).

La Corte ha ritenuto Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasnah colpevoli di rapimento e di omicidio premeditato, la relativa condanna è l'ergastolo con i lavori forzati. Khader Jram, vigile del fuoco e vicino di casa "amico" di Vik - fornì informazioni decisive ai rapitori sui movimenti di Vittorio a Gaza - è stato condannato a dieci anni di carcere con lavori forzati. Amr Abu-Ghoula, accusato di un reato minore - aver fornito alloggio agli assassini in fuga - è stato condannato ad un anno di carcere: anno che, però, difficilmente sconterà in quanto mesi fa, quando venne scarcerato con l'obbligo di presentarsi alle udienze, fece perdere le sue tracce fuggendo, probabilmente, in Egitto.

La signora Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni, mamma e sorella di Vittorio, si sono dichiarate soddisfatte del fatto che la Corte abbia tenuto conto della loro richiesta dell'ergastolo come possibile pena alternativa alla pena di morte, condanna solitamente applicata nei Territori per questo tipo di reati. La famiglia aveva fin da subito espresso un netto rifiuto alla pena capitale, "completamente fuori dal nostro sentire e dal nostro essere umani" (Egidia Beretta intervistata da Radio Popolare).

Come spiega l'avvocato Gilberto Pagani, legale della famiglia Arrigoni, il processo è stato improntato sin dall'inizio a mostrare la colpevolezza degli imputati, ma rimangono molti punti oscuri sulle motivazioni del rapimento e dell'uccisione, sugli eventuali mandanti, sul perché Vittorio sia stato ucciso prima della scadenza dell'ultimatum. Punti oscuri che difficilmente potranno essere chiariti, anche in futuro.

Forse una pressione maggiore - del Governo Italiano (che, invece, si è totalmente disinteressato del processo), dei mezzi d'informazione e dell'opinione pubblica - sarebbe stata più incisiva nel far affrontare durante il dibattimento del processo anche altri aspetti, come l'approfondimento sulla (presunta) organizzazione terroristica salafita di cui farebbero parte i rapitori di Vittorio, o su chi fosse il giordano Breizat. Forse. È impossibile dirlo a questo punto, a processo chiuso.

Cosa ci rimane adesso di Vittorio? Ce lo ricorda innanzitutto sua sorella Alessandra: "365 giorni all'anno ricordatevi dell'eredità che ci ha lasciato Vittorio: ricordatevi di porre luce sulla questione palestinese".

E, come ci ricorda la signora Egidia, sta a noi adesso continuare ad agire a sostegno della giustizia, dei deboli e degli svantaggiati. A tal proposito nel mese di maggio è stata creata dalla mamma e dalla sorella di Vittorio la "Fondazione Vik Utopia Onlus", che in linea con gli ideali di Vittorio si propone di promuovere interventi umanitari sia in Italia che all'estero, dedicandosi alle persone deboli, più bisognose d'aiuto - da tutti i punti di vista. Si propone di salvaguardare i diritti umani, che sono il diritto alla libertà, il diritto all'istruzione, il diritto alla vita, il diritto ad un'esistenza dignitosa.

L'eredità di Vittorio sta nel suo messaggio: "Restiamo Umani". Stare accanto a chi ha bisogno e a chi soffre. Non per vanità, la quale fa sentire chi ha bisogno d'aiuto illuso, usato e, alla fine, ancora più abbandonato a se stesso. Ma perché, come ha scritto Tahar Ben Jelloun, "è trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi". Vittorio ha fatto suo questo principio tutta la sua vita. Ha sentito come suoi i problemi di chi è in difficoltà e ha fatto tutto quanto era nelle possibilità - senza risparmiarsi, senza calcoli - per tentare concretamente di cambiare la situazione. Della sua umiltà, della sua sincerità, del suo altruismo tutti noi abbiamo soltanto da imparare e da prendere esempio. Restiamo Umani.

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