domenica 10 marzo 2013

LE DONNE PALESTINESI DELLA RESISTENZA


La città di Cagliari partecipa quest'anno, per la prima volta, alla “Israeli Apartheid Week” (IAW), un evento annuale, giunto alla IX edizione, che coinvolge città e Università in tutto il mondo con lo scopo di educare ed informare le persone, attraverso conferenze, proiezioni di film e dibattiti, riguardo la situazione di apartheid che lo Stato di Israele sta attuando da decenni, nei confronti dei palestinesi, all'interno dei territori occupati e in Israele.

Venerdì 8 marzo si è svolto, nell'aula magna della Facoltà di Scienze Politiche, un incontro-dibattito dal titolo “Le donne nella resistenza palestinese”, un tema importante, che ci fa vedere più da vicino volti, nomi e storie, che non possono e non devono rimanere nascosti. Donne che si trovano a dover affrontare una duplice lotta: da una parte la lotta per la resistenza del proprio popolo e dall'altra le lotte quotidiane della vita, nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nella società.

In apertura dell'incontro è intervenuta in videoconferenza, l'attivista palestinese Leila Khaled. Nata ad Haifa nel 1944, è divenuta ormai un'icona femminile della resistenza palestinese. È stata la prima donna a partecipare ad alcuni dirottamenti aerei pacifici e dimostrativi alla fine degli anni '60, con lo scopo di catturare l'attenzione della comunità internazionale sulla situazione palestinese. Grande attivista e punto di riferimento per tante donne palestinesi, membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e attualmente componente del Consiglio Legislativo Palestinese (il Parlamento palestinese).

Leila inizia il suo discorso ricordando Hugo Chavez e il suo costante impegno nel sostenere la causa palestinese. Spiega poi ai presenti quali sono le umilianti azioni che Israele continua a portare avanti nei confronti dei palestinesi, gli abusi e le aggressioni quotidiane, come, ad esempio, lo sradicamento di migliaia di alberi per impedire la raccolta di olive, una delle principali attività economiche palestinesi, la confisca delle terre e la conseguente costruzione di proprie colonie. Ultimamente viene impedito ai palestinesi di camminare sulle strade delle colonie, sono state create linee di autobus per soli palestinesi, esattamente come era accaduto in Sudafrica negli anni '50. Non è forse questa una politica di segregazione razziale? Non è forse giusto parlare allora di “apartheid”, che in afrikaans significa appunto “separazione”?

Una politica prepotente che costruisce muri di separazione, muri condannati dal tribunale dell'Aia, ma Israele non si sottomette alla legge internazionale poiché si considera al di sopra di essa. «Israele opera una vera e propria pulizia etnica dal 1947 e allo stesso tempo parla di pace. Noi – continua Leila – non accettiamo la pace dei nemici perché significherebbe per noi sottomissione. La giusta pace è la pace dei popoli, che mantiene la “dignità” dei popoli».

Leila poi concentra la sua attenzione sul ruolo che ha e che ha avuto la comunità internazionale e la società civile, sostenendo che il sionismo è riuscito a convincere il mondo intero che il popolo israeliano sia stato l'unica vittima del nazismo, quando invece tutti i popoli europei lo sono stati. E il mondo ha in parte accettato la versione sionista e imperialista, la grande menzogna di “una terra senza popolo e un popolo senza terra” assecondando, in questo modo, quella che si può chiamare la tragedia del secolo. «Chiedo al mondo di indagare le ragioni del conflitto e di correggere la storia insieme a noi. Chiedo di boicottare l'esercito e le accademie israeliane. Dove c'è occupazione, c'è resistenza, è una legge naturale e umana. Con la vostra lotta e partecipazione siamo più vicini alla vittoria».

L'incontro prosegue con la presentazione di un'altra figura femminile importante nella lotta e resistenza palestinese: Rafeef Ziadah. Nata nel 1978 fa parte della terza generazione di rifugiati palestinesi. Si trovava nel campo profughi di “Shatila” in Libano quando, all'età di 4 anni, perse i genitori, in seguito al famoso massacro ad opera dei falangisti, in cui riuscì a salvarsi nascondendosi per ore sotto il letto. È riuscita poi a scappare, vivendo in diverse città ed attualmente si trova in Canada.

Rafeef inizia il suo attivismo da giovanissima, è membro fondatore della “Coalition Against Israeli Apartheid” (CAIA), sostenitrice della campagna “Boycott, Divestment and Sanctions” (BDS) e membro del consiglio direttivo della “Palestinian Academic and Cultural Boycott Initiative” (PACBI).

Rafeef unisce il suo attivismo con la poesia, come strumento di lotta per la rivendicazione e riaffermazione del suo popolo, e contro la deumanizzazione dei media nei confronti dei palestinesi. Così come le terre, Israele occupa e attacca anche la cultura palestinese, cercando di convincere che non esiste terra, non esiste popolo, non esiste cultura. Non è facile cercare di mantenere e rafforzare la propria identità culturale, per chi vive da rifugiato o perseguitato, ma Rafeef, con la sua arte e le sue poesie, cerca, oltre che di informare e far conoscere, anche di esprimere il suo essere palestinese, lontano dalla sua terra. Significativa la sua frase, durante la recitazione di una sua poesia intitolata “Sfumature di rabbia”, in cui dice: «Permettetemi di parlare la mia lingua, prima che loro occupino anche il mio linguaggio».

Il suo album è intitolato “Hadeel”, il suono delle colombe, ed è dedicato ai bambini di Gaza che nonostante le bombe, trovano ancora il coraggio di far volare gli aquiloni e sentono ancora il suono delle colombe nei cieli di Gaza.

L'incontro si conclude con il dibattito in cui vengono proposti temi e iniziative importanti. Tra questi, ad esempio, la ancora poco conosciuta iniziativa di boicottaggio accademico nei confronti delle Università israeliane che consiste nella non collaborazione con esse. Il prossimo appuntamento della settimana contro l'apartheid israeliano si terrà mercoledì 20 Marzo con la presentazione del libro “Festa di Rovine” di Miriam Marino, ex Clinica Aresu.

FREE PALESTINE!



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