venerdì 10 giugno 2011

ZITTENDO PEREIRA di Livio Murgia


"Sostiene Pereira" é uno splendido romanzo di Antonio Tabucchi.

"Sostiene Pereira" inizia così e finisce così, con ciò che Pereira pensa, dice, sostiene, come in un ritornello. Pereira é un intellettuale, prima che un uomo. Pereira é un vecchio professore stanco della vita senza averla mai vissuta sino in fondo. E' una persona buona, semplice, un lisbonese nostalgico e perennemente innamorato della compianta moglie. Un malato di Saudade senza aver mai sentito il bisogno di muoversi dalle mura moresche, coloniali della sua città, perché, si sa, i romantici nostalgici non hanno necessariamente bisogno di allontanarsi per soffrire di quella peculiarità tutta portoghese.

Pereira Vive, senza viverlo, il Portogallo fascista di Salazar, quello più cruento, quello pre II Guerra Mondiale. Pereira sa che la situazione nella sua terra è cambiata, ma preferisce buttare il naso tra i suoi scrittori francesi e le sue omelette alle erbe, perché, "sostiene Pereira", l'arte e la letteratura non si devono occupare di politica e di nefandezze, ma raccontare il bello e i sogni, parlare della morte e di filosofia, commemorare i grandi del passato.
Pereira non vedeva (o faceva finta di non vedere), convinto assertore della totale indipendenza dell'arte, e per questo non prende posizione, non si schiera, come fecero molti suoi compagni all'epoca. D'altra parte é anche vero che oggi sarebbe più facile prendere una posizione, mentre non lo è se è in gioco la tua vita e se, tutto sommato, lo status quo non ti impedisce di vivere discretamente.

Pereira si autocensura che per uno scrittore equivale a morire di un lento suicidio-stillicidio.

Pereira si giustifica, fondamentalmente, dietro il paravento della letteratura, lui che potrebbe usare la penna per colpire il sistema squadrista e risvegliare i cuori come fecero in passato i suoi scrittori rivoluzionari.


Finché non incontra un giovane, un letterato senza arte né parte, ma con una passione tale che, "sostiene Pereira", debba pur portarlo da qualche parte.

E Pereira ricomincia a vivere, accantona il ricordo della moglie e sotterra la quiete della sua esistenza quando si trova costretto a fare i conti con la Morte, quella vera e non quella filosofeggiata, del suo giovane amico. Pereira si alza, s'incazza, butta al macero decenni di convinzioni, centinaia di libri, e tutti i suoi "sostengo", per spronare un popolo mite, tranquillo, dormiente.

Dopo i fatti che sono successi a Roma qualche tempo fa (luglio 2010), quando una protesta civile s'è tramutata in una repressione becera e schifosa, questo, a nostro avviso, è il momento peggiore per auto censurarsi, per protestare in maniera civile e cortese, per far sentire disappunto, più che disgusto.

Mi viene in mente quel pezzo di "Manhattan" di Woody Allen, in cui si parla di un corteo neonazista per le strade di NY:
«Dovremmo riunirci, prendere dei mattoni, delle mazze da baseball e schiarirgli le idee»
«C'era un articolo satirico che li distruggeva sulla prima pagina del Times»
«Beh, un articolo satirico sul Times è una cosa, ma i mattoni e le mazze da baseball sarebbero un gran bell'argomento»

L'arte non fa eccezione, l'arte non é un territorio a sé proprio perché si nutre di libertà e senza di questa appassisce, raggrinzisce e poi muore come un fiore non innaffiato. Non sono d'accordo, io personalmente, con la scelta di scegliere il silenzio, anche solo per un giorno, come forma di protesta, e lasciare campo libero ad un unico filone di stampa.

Non siamo d'accordo, noi tutti, nel nostro piccolo mondo che questo sia il modo giusto per far sentire un dissenso, consapevoli del binomio imperante del silenzio/assenso e dell'ironia che ne scaturisce in un caso come questo in particolare. ma ci si adegua, perché, certo, questa é una protesta, non siamo tanti piccoli Pereira che si nascondono per timore e quieto vivere dietro libri antichi e faccende personali sulla scia del "non sono affari miei", ma comunque, arrivati a questo punto, non possiamo non ritenerci responsabili del degrado delle cose e protestare in silenzio, aspettando, come hanno fatto i quieti portoghesi, 75 anni prima di rialzarci e scegliere la nostra rivoluzione.

1 commento:

  1. Ti faccio i miei più sinceri complimenti, ottimo articolo.

    "L'arte non fa eccezione, l'arte non é un territorio a sé proprio perché si nutre di libertà e senza di questa appassisce, raggrinzisce e poi muore come un fiore non innaffiato."

    Bellissima frase :)

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