martedì 2 ottobre 2012

NAM: IL MOVIMENTO DEI PAESI NON-ALLINEATI di Mattia Argiolas


Se vi siete mai chiesti cosa fanno i tanti paesi che compongono il globo terrestre durante i vari g8, g10 e g20, la risposta è presto data. Si riuniscono nel NAM, il vertice del movimento dei paesi non allineati.


Molto probabilmente chi ogni giorno consuma il pranzo con la televisione accesa per informarsi sulle notizie del paese e del mondo non ne ha mai sentito parlare. Eppure si tratta di un vertice che coinvolge ben 137 paesi. E’ molto strano, infatti, che mentre una riunione tra otto capi di Stato o di governo impegni per un mese i vari TG e quotidiani di tutto il mondo, nessuno dica nulla di un vertice che conta oltre 120 partecipazioni. Per rendere meglio l’idea sull’importanza del movimento basta osservare questa cartina geografica che rappresenta chi, direttamente o come semplici osservatore, è coinvolto nel NAM.


Appare chiaro che a imporre la propria volontà non è la maggioranza degli stati bensì la minoranza. Bisognerà a questo punto rivedere la mappa dei paesi democratici o rivedere direttamente il concetto stesso di democrazia.
Ma cosa è il NAM?
Si tratta dell’anagramma di Non-Aligned Movement, letteralmente movimento dei non allineati.
La nascita del movimento viene fatta risalire al 1956, in Indonesia, con l’adesione iniziale dei 29 paesi partecipanti alla conferenza di Bandung in cui si discuteva della situazione di povertà in cui versavano i paesi non coinvolti nella guerra fredda. Paesi che decisero di unirsi per opporsi alle decisioni economiche e di politica internazionale che ritenevano subire da quello che veniva indicato come “Nord del mondo”. Parlare di non allineamento non deve far confondere il progetto NAM, non si tratta di una sorta di anticonformismo o uscita dagli schemi se si considera che è inevitabile essere allineati ad un pensiero ad un costume, etc. Il movimento nacque invece lo scopo di gridare al mondo che la politica internazionale non si fermava nei due blocchi occidentale e sovietico ma c’erano anche tanti altri paesi non compresi nei confini di queste due forze che nel portare avanti la propria politica ed economa avevano la necessità di confrontarsi con le altre forze e decalcare il disegno geografico mondiale anche sul piano politico in un’ottica di “coesistenza politica”. Questo sarà proprio uno dei punti di base su cui ruoterà tutta l’attività del movimento . Nel 1961 si tenne a Belgrado il primo vertice ufficiale, in breve tempo aderirono altri paesi, dall’Egitto nel 1964 alla Serbia nel 2011, facendo crescere vertiginosamente il numero dei paesi aderenti. Oggi il NAM può contare la partecipazione effettiva di 120 paesi più 17 osservatori che appoggiano il movimento.
Quest’anno, proprio negli ultimi giorni di Agosto, si è tenuto un altro incontro e i temi sono stati particolarmente caldi: disarmo nucleare; riforma dell’ONU; questioni regionali e crisi siriana; diritti umani.
Strano a dirsi ma è proprio il più grande paese democratico del momento, quello che s’impegna attivamente negli altri stati per offrire lezioni di democrazia, ad aver ostacolato in tutti i modi il vertice di Teheran. É stato l’Iran, infatti, il paese ospitante quest’anno, che ha anche ricevuto il testimone della presidenza del movimento per i prossimi tre anni. A Washington, dopo questa notizia, sono scattati tutti i segnali d’allarme. Per prima cosa sono state chieste spiegazioni sulla scelta del paese ospitante e il neo-Presidente egiziano Mohamed Morsi col segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon sono stati cortesemente invitati a non recarsi a Teheran per l’incontro.
Gli USA si sono preparati all’evento invitando i vari paesi importatori a non acquistare il petrolio iraniano e organizzando per l’1 Luglio un blocco delle transazioni petrolifere con la minaccia di azioni contro i paesi che avessero violato tale blocco. Sempre per la stessa data inoltre, per assicurarsi la buona riuscita dell’evento, è stato disconnesso l’Iran dalla rete SWIFT tramite la quale si svolgono importanti scambi finanziari in via elettronica. É proprio finanza che ha impedito una reale affermazione del NAM che ha subito un forte controllo tramite il controllo della finanza globale nelle mani di Wall Street, FMI e banca internazionale.
Questa volta però i tentativi non hanno avuto l’esito che si sperava. Il vertice si è tenuto regolarmente. Sia Ban Ki-Moon che Mohamed Morsi sono stati presenti alla riunione. Il NAM inoltre ha avuto un grande appoggio dalla Cina, dalla Russia (che non compare tra i paesi osservatori) e America meridionale, i quali hanno anche ignorato totalmente il blocco degli acquisti di petrolio verso l’Iran. A questo si aggiunge che nonostante l’occupazione militare in Iraq e Afganistan questi due paesi, continuano ad avere numerosi rapporti con l’Iran. L’Afghanistan soddisfa metà del suo fabbisogno di petrolio acquistandolo dall’Iran, l’Iraq per via dell’assenza di uno sviluppo industriale si rifornisce in Iran dei vari prodotti di cui necessita la sua popolazione. Gli USA sanno anche che l’Iraq con una certa frequenza permette all’Iran l’attraversamento del suo spazio aereo.
Molti studiosi leggono in tutto questo i sintomi di una fatica dell’America a mantenere la sua posizione di dominio e l’inizio di una sua inversione di rotta da paese isolante a paese isolato. Sempre secondo alcuni osservatori della politica internazionale l’America inizia a rendersi conto di quanto siano carenti lo loro capacità di far conseguire agli interventi militari una fase costruttiva dai punti di vista sociale e politico e i vari paesi proseguono per la loro strada senza, apparentemente, sentire il contraccolpo della presenza militare per le strada. Per metterla in termini economici ai costi sostenuti per questi interventi non corrisponde il risultato utile sperato.
Per il momento i fedeli al paese a stelle e strisce contribuiscono mettendo sotto il tappeto questi movimenti e concentrando le attenzioni su altri argomenti.
Sarebbe bello poter leggere in tutto ciò la forza di una minoranza che riesce a far valere le sue posizioni sulla maggior parte dei paesi, ma la realtà è che essere in minoranza non significa automaticamente essere in una posizione debole e così ancora per qualche tempo la sfida tra G8 e NAM120+17 verrà vinta dai primi.

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